MAMMUTH

MAMMUTH PRIMIGENIUS
Presso la casa comunale è possibile osservare il calco della zanna del Mammuth Primigenius.
Il 1dicembre del 1981 quattro ricercatori della Lega Italiana Protezione Uccelli di Salerno, recatisi nei dintorni di Acerno per registrare il cinguettio degli uccelli, osservarono i resti fossili ed avvisarono il sovrintendente per i beni archeologici di Salerno, professor Werner Johannowsky. La zona del ritrovamento è a quota 535 s.l.m. su un terrazzo del torrente “Ischia Puntuni” (affluente del Tusciano) in prossimità della vecchia Ferriera nel fondo del sig. Vinicio Lupo. Essi ritrovarono un masso di roccia clastica, (una puddinga) nella matrice della quale erano inclusi i resti in questione. La roccia sedimentaria clastica deriva da sedimenti i cui elementi costituenti a loro volta derivano principalmente dall’accumulo di frammenti litici di altre rocce alterate e trasportati in genere da agenti esogeni diversi quali corsi fluviali, correnti marine, venti, ecc.
I resti fossili della puddinga ritrovata consistono in:
Impronte di due difese
– Due molari
– Un frammento di femore
– Un frammento di bacino
– Due frammenti di vertebre
– Un frammento di falange
Le ossa sono scomposte e sparpagliate nella roccia. Il palato che conserva i due molari è fortemente deformato, tanto che i due molari sono quasi a contatto tra loro: la deformazione è avvenuta in seguito allo scivolamento lungo il pendio della formazione fluvio-lacustre.
Quando si asportarono i resti dalla roccia si scoprì che la puddinga era presente solo nei primi 20 cm mentre al di sotto vi era solo conglomerato sciolto. Tempo prima erano state fatte altre ricerche in località Ischia Puntuni a quota 660 m ma senza risultati interessanti ed in queste ricerche si vide che a quella quota la puddinga si poggiava sul conglomerato sciolto e mostrava diversi fronti di distacco. Pertanto, si pensa che i resti del fossile siano da collocarsi a questa quota. In un primo momento si pensò che i resti fossero appartenuti ad un Elephas antiquus (Leuci 1991) ma studi successivi hanno appurato che i resti sono appartenuti ad un Mammuth primigenius (Blum).
Il mammut lanoso (Mammuthus primigenius Blumenbach, 1799) è una specie estinta di elefante. Visse dai 300.000 a circa 5.000 anni fa, nel Pliocene e Pleistocene, in Europa, Africa e Nordamerica.
MOLARE – La puddinga conserva due molari terzi superiori in pessimo stato di conservazione, soprattutto il sinistro, anche se non sono però in avanzatissimo stato di usura. I due molari sono divisi fra loro da una protuberanza centrale di 2 cm, un’anomalia dovuta alla fluitazione che ha accostato i molari stessi.
L’M3 destro si presenta in cattivo stato, consta di sedici lamelle, ha una lunghezza massima di 235 mm, uno spessore lamellare di 13,82 mm, mentre lo spessore medio dello smalto è 1,8 mm, la lunghezza massima è 120 mm e cade alla stessa lamella.
L’M3 sinistro conserva solo otto lamelle e mezzo, più due impronte laterali labiali. Questo molare è come se fosse stato strizzato dopo la morte dell’animale e si presenta con la parte anteriore estremamente acuta. Ha una lunghezza massima di 230 mm ed uno spessore medio dello smalto di 1,8 mm.
Il Mammuth primigenius si cibava di erbe basse della tundra gelata e non aveva bisogno di un forte apparato trituratore e per questo presentava caratteristiche tipiche come la frequenza lamellare dei molari così alta, lo smalto delle lamine sottile e non increspato, le superfici trituranti uniformi e senza ineguaglianze di consumazione tra smalto, avorio e cemento. Poiché gli M3 negli elefanti eruttano intorno ai 30 anni, si ritiene che questa sia stata l’età del mammuth di Acerno quando è morto.
DIFESA – Questo dente lo si osserva soltanto in impronta, anche se è rimasto attaccato alla roccia qualche frammento di parenchima di quello che avrebbe dovuto essere lo smalto originario. S’osserva ciò nella parte inferiore interna dell’impronta, nella zona prossimale, per una superficie di circa 28 mm e altrettanti nella porzione distale (esso attualmente è rotto verso la punta che si è staccata dalla lastra). La lunghezza della corda che sottende l’arco è di 1 m, e la larghezza dell’impronta è di 180 mm. In realtà furono recuperati due frammenti di impronte di difese, purtroppo una della due è andata perduta.
FEMORE – È una porzione prossimale del femore sinistro anteriore. Il frammento misura complessivamente 440 mm ed ha una lunghezza intertrocanterica di 215 mm, il grande diametro trasversale delle estremità superiori di 370 mm, il diametro trasversale della testa è di 15 mm mentre quello del corpo è di 17 mm.
BACINO – A circa 26 cm di distanza dalla favea capitis del femore, vi è un frammento di bacino in cui si intravede la fossa acetabulare. Si osserva in sezione e quindi non è stato possibile prendere alcuna misura.
VERTEBRE – Due vertebre in sezione deformate.
FALANGE – Si osserva in sezione e quindi non è stato possibile prendere alcuna misura.

Ultimo aggiornamento

5 Agosto 2024, 13:49