ACCELLICA

Il monte Accèllica è una montagna appartenente al gruppo dei Picentini dell’Appennino Campano, che raggiunge i 1660m s.l.m. con la cima più alta, l’Accèllica Nord.
Dal versante acernese del monte Accellica, vi sono due sorgenti, ad un’ora dalla vetta, in cui ci si può rifornire di ottima acqua sorgiva.
Dalla vetta sud non è possibile raggiungere la vetta nord a causa di un crepaccio e della zona in cui d’inverno si crea il nevaio. La ferrata che vi era un tempo è attualmente dismessa. Per raggiungere la vetta nord si deve quindi passare per il sentiero che parte da Giffoni, Serino o da Montella.
In queste zone si trovano lupi, cinghiali, volpi, lepri, falchi, falchetti. Alcune guide esperte dicono di aver avvistato anche aquile.
La roccia è di natura dolomia e calcarea e in alcuni punti vi sono degli inghiottitoi di natura carsica, quindi bisogna prestare attenzione. Questo tipo di roccia fa sì che sia una zona piena d’acqua, tanto che dal monte Accellica nasce il fiume Calore Irpino che diventa affluente del Volturno. Essendo che l’Accellica, uno dei monti più maestosi della zona, fa da barriera per l’umidità che arriva dal mare, l’umidità condensa e diventa nuvole e tanta pioggia.
L’acqua poi si perde in mille rivoli e viene raccolta negli inghiottitoi carsici filtrando nelle profondità della terra per poi fuoriuscire da qualche altra parte come fiumi o torrenti. Tanto che esiste nelle vicinanze addirittura un sentiero nelle vallate intorno ad Acerno chiamato Sentiero delle Acque, dove si attraversano numerosi punti in cui riaffiora l’acqua dal nulla o si costeggiano numerosi torrenti.
Acerno, sotto il monte Accellica, non a caso è conosciuto come il “paese delle cento acque”. Il paese che sta proprio nel cuore del Parco Regionale dei Monti Picentini è quindi una delle zone più ricche d’acqua della Campania. Tanto che le sorgenti d’acqua acernesi riforniscono in parte anche la costiera amalfitana.
Uno degli inghiottitoi in cui finisce l’acqua, al confine tra Acerno e Bagnoli Irpino, si chiama “grotta di Strazzatrippa”, perché la leggenda vuole che, in passato, per entrare si dovesse strisciare e una persona sovrappeso si sarebbe graffiata la trippa. In realtà non si può entrare perché, non solo è altamente pericoloso, in quanto è un inghiottitoio e si restringe permettendo solo il passaggio dell’acqua, ma anche quando non piove si rischia di precipitarvi dentro e lasciarci le penne. Poco distante, più a valle, vi è un’altra apertura nel terreno chiamata “Grotta degli Angeli”.
In generale, il territorio di Acerno è ricco di grotte, alcune furono utilizzate durante la Seconda guerra mondiale come rifugio dai bombardamenti e da chi doveva nascondersi.

Ultimo aggiornamento

6 Agosto 2024, 09:55